Ciao a tutti colleghi..
ciò che posso constatare facendo apicoltura "per lavoro" e potendo stare immerso in questo mondo quotidianamente, è quanto in realtà le informazioni che circolano siano "fasulle"..
vi son molte false credenze e alcune di loro giocano un ruolo importante, ad esempio la regina come causa della covata calcificata, o allevare regine da covata fresca di operaia, bigodini protettivi, il colore del manto delle regine.. ed altre "imprecisioni" simili..
purtroppo nel concetto di apicoltura ci stanno, alla grande e spopolano un sacco, traendo in inganno chiunque non si impegni (molto) a capire da sè "come si comporta" l ape..
purtroppo odiernamente credendo le "fonti" affidabili ci si affida, ciecamente..
operando su diverse centinaia di alveari e potendo toccare centinaia di telai "al giorno" son giunto a capire che l ape fa miracoli e ogni sorta di problematica è generata, che dir si voglia, dall apicoltore stesso..
un certo sig. "Andreatta" disse che l apicoltore è il nemico numero uno dell ape, oggi purtroppo non mi resta che dargli ragione.. troppo spesso è l apicoltore che "sbaglia" manovre e la fortuna è che l ape mettendo pezze ovunque non muore, nonostante l apicoltore.. aprendo stiamo già modificando qualcosa, bisogna comprenderlo..
vi son api ovunque e nel momento in cui l apicoltore ci mette mano iniziano i grattacapi.. chissàperchè..
ho centinaia di amici apicoltori e fortunatamente riesco ad "accompagnarli" per un pò, almeno fintanto che capiscono "qual è la soluzione migliore per loro".. perchè non esiste un libro, un corso, un maestro, che possano insegnarti a fare apicoltura.. resta solo da "FARE", tutta la teoria è "FUFFA".. maschera affumicatore leva e visitare le famiglie, toccando il meno possibile.. nullapiù.. contrariamente oggi ognun può contare su numerose tecniche e metodologie.. conoscendole tutte e non padroneggiandone nemmeno una l apicoltore si avventura nel calvario più grande che mai possa temere..
perchè le api muoiono? stanno si faticando per i problemi che tutti "crediamo", ma sopratutto perchè l apicoltore non ha capito come aiutarle..
spesso è bramosia mellifera, oppure monetaria, tra le più richieste "come si fa a.." (fare miele, fare sciami, fare quelchevuoitu), ma mai e che poi mai abbia sentito alcun che chiese: "ma per l ape come facciamo?" oppure "come si fa a far SOPRAVVIVERE l ape?"
a questi dono tutto il mio tempo e il mio cuore.. vi prego.. PRIMA di voler "spremere" impariamo a capire come farla vivere, poi da queste basi potremo iniziare a produrre un qualcosa in più.. ma quando l ape muore l apicoltore ne è responsabile, sempre.. pertanto rifletete amici miei.. pazienza di api ne hanno, ma è il "nostro" tempo che stà per finire..
prendete ciò senza cattiverie , è uno sfogo per le mie amate apette, un appello all attenzione che prestiamo nell ospitarle.. sò che molti lo fanno in buona fede, ed è sopratutto a questi che mi rivolgo.. in apicoltura cè molto di più, oggi è un mondo troppo "ofuscato" da interessi commerciali, internet, youtube e affini non aiutano, fate attenzione.. le api son in pericolo per davvero e nessun può dirvi come "salvare le vostre"..
un abbraccio..
Un mondo frainteso.. Api e Apicoltura
- BjHorn
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Re: Un mondo frainteso.. Api e Apicoltura
Non sono assolutamente d'accordo col signor Andreatta! Per me l'apicoltore è SOLO il pericolo numero due! Il primo è la varroa (per me...)!
Per il resto sono concorde col tuo modo di pensare, e nel mio piccolo faccio una apicoltura che definisco "rilassata", sempre incline al benessere dell'alveare cercando nei limiti del possibile di impattare meno, e non faccio assolutamente nulla per avere più prodotto.
A cominciare dalla nutrizione, SOLO se effettivamente necessaria. Quindi guardo dubbioso quelli che "stimolano" le famiglie con sciroppi e/o canditi poco prima della produzione.
Poi, come ho già detto altre volte, non utilizzo fogli cerei. Primo: perchè mi piace pensare di avere cera di una certa qualità, secondo: dare la possibilità all'alveare di costruire il nido (già costretto a stare su dei telai...) come meglio crede e con la quantità di fuchi che sente di aver bisogno.
Un mio amico apicoltore, dopo una denuncia fatta per una moria di api dopo un trattamento antiparassitario su un castagneto vicino, ha fatto scattare l'ìter che si segue in questi casi, tra cui analisi del suo miele, della sua cera, api ecc. ecc.
Ad un certo punto si è visto recapitare a sua volta una denuncia da parte della asl, perchè nella sua cera c'erano elementi (non ricordo quali...) proibiti e pericolosi in apicoltura, che NESSUNO utilizza più da quasi 15 anni in italia, ma che erano presenti nei suoi nidi.
Io so per certo che lui non ha mai fatto uso di queste sostanze, ha semplicemente comprato fogli cerei (come fanno tutti) o nuclei negli anni passati, e queste sostanze continuano a "girare" ancora nelle arnie dopo anni e anni.
Poi, con molta fatica (e molto tempo) è riuscito a dimostrare la sua buona fede e le accuse sono cadute.
Non ho mai utilizzato "tecniche" per farle salire a melario, mai strette o altre procedure che ogni tanto leggo in giro.
Ho modificato buona parte di arnie e melari per ridurre drasticamente il numero di api che rimangono schiacciate sotto le alette dei telai quando si riposizionano, e le api sembrano gradire abbassando il grado di aggressività.
Uso del fumo solo quando è il momento di richiudere (se necessario).
Nido a 9 favi più diaframma SEMPRE, in modo che, una volta rimosso il diaframma ho lo spazio necessario per estrarre i telai (sempre molto cautamente e lentamente) senza farli strusciare su pareti o i telai adiacenti.
E cerco di limitare le visite il più possibile, sempre per la logica che siamo NOI a creare problemi!
Per il resto sono concorde col tuo modo di pensare, e nel mio piccolo faccio una apicoltura che definisco "rilassata", sempre incline al benessere dell'alveare cercando nei limiti del possibile di impattare meno, e non faccio assolutamente nulla per avere più prodotto.
A cominciare dalla nutrizione, SOLO se effettivamente necessaria. Quindi guardo dubbioso quelli che "stimolano" le famiglie con sciroppi e/o canditi poco prima della produzione.
Poi, come ho già detto altre volte, non utilizzo fogli cerei. Primo: perchè mi piace pensare di avere cera di una certa qualità, secondo: dare la possibilità all'alveare di costruire il nido (già costretto a stare su dei telai...) come meglio crede e con la quantità di fuchi che sente di aver bisogno.
Un mio amico apicoltore, dopo una denuncia fatta per una moria di api dopo un trattamento antiparassitario su un castagneto vicino, ha fatto scattare l'ìter che si segue in questi casi, tra cui analisi del suo miele, della sua cera, api ecc. ecc.
Ad un certo punto si è visto recapitare a sua volta una denuncia da parte della asl, perchè nella sua cera c'erano elementi (non ricordo quali...) proibiti e pericolosi in apicoltura, che NESSUNO utilizza più da quasi 15 anni in italia, ma che erano presenti nei suoi nidi.
Io so per certo che lui non ha mai fatto uso di queste sostanze, ha semplicemente comprato fogli cerei (come fanno tutti) o nuclei negli anni passati, e queste sostanze continuano a "girare" ancora nelle arnie dopo anni e anni.
Poi, con molta fatica (e molto tempo) è riuscito a dimostrare la sua buona fede e le accuse sono cadute.
Non ho mai utilizzato "tecniche" per farle salire a melario, mai strette o altre procedure che ogni tanto leggo in giro.
Ho modificato buona parte di arnie e melari per ridurre drasticamente il numero di api che rimangono schiacciate sotto le alette dei telai quando si riposizionano, e le api sembrano gradire abbassando il grado di aggressività.
Uso del fumo solo quando è il momento di richiudere (se necessario).
Nido a 9 favi più diaframma SEMPRE, in modo che, una volta rimosso il diaframma ho lo spazio necessario per estrarre i telai (sempre molto cautamente e lentamente) senza farli strusciare su pareti o i telai adiacenti.
E cerco di limitare le visite il più possibile, sempre per la logica che siamo NOI a creare problemi!
- Rob
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Re: Un mondo frainteso.. Api e Apicoltura
io e mio padre abbiamo effettuato delle scelte negli ultimi anni, ci hanno portato odiernamente a poterci "sfamare" grazie a questo hobby, non si guadagnano cifre folli e il lavoro è piuttosto impegnativo.. tuttavia abbiamo adottato una filosofia di "meno è meglio" , non solo per snellire le moli di lavoro, ma perchè abbiamo notato che l ape "stà meglio" se adottiamo ritmi più consoni a loro.. si potrebbero anche "tirare di più", ma alla lunga non ripaga.. anzi, iniziano ad affiorare problemi, che seppur minori non posson esser trascurati e a loro volta potrebbero divenir problemi più seri..
anche le stagioni in sè son diverse e di conseguenza l apicoltura si deve adattare ai nuovi ritmi che l ape stessa stà cercando di assimilare.. se non riusciamo a interpretare i loro segnali comportamentali, difficilmente si riuscirà a fornire il supporto necessario per quella determinata situazione/stagione..
alle prime armi è complesso, purtroppo..
ho avuto la fortuna di ereditare questo lavoro e trattando quotidianamente con gli apicoltori mi rendo conto che certe volte le problematiche possan sembrare "insormontabili" e a volte si rischia di perderci il sonno per capire come gestire la situazione.. si ricerca assiduamente una soluzione o una tecnica che faccia al caso nostro, come se l ape non lo sapesse fare da sè..
se cè un problema, l alveare stà già facendo qualcosa..
invece che imparare da loro, si cerca di "copiare un altro che ha detto quella cosa", ma spesso è una scelta "per simpatia".. è sacrosanto, come ripeto, ma che effetto ha sulle api?
ogni volta che muore un alveare chiedo il perchè all apicoltore e difficilmente sanno spiegare cosa è successo.. indagando è quasi sempre "malgestione umana".. anche se fosse stata la varroa, la peste o la fame, la "colpa" ricade comunque sull apicoltore.. nessun alveare in forze muore dall oggi al domani.. cosa succede "nel mentre" ? dov era l apicoltore?
conoscere "i ritmi" dell alveare è necessario per affrontare sopratutto l inverno.. è quello il tallone d achille delle api degli apicoltori ..
nella nostra "azienda" dobbiamo scendere a compromessi, per forza.. lo facciamo innanzitutto rispettando queste ritmiche naturali, noi dobbiamo solo accompagnarle , mentre oggi la moda è provo a far fare all ape questo o quello, ma l ape se ne infischia.. e fa l ape..
in genere la maggior parte degli apicoltori è noncurante delle morti invernali e in primavera si premurano di acquistarne altre senza troppe paturnie.. tanto la varroa è invincibile.. i trattamenti son troppo costosi/brigosi/non li so fare.. chissene si ricompra e sotto con i medesimi errori.. anche per decadi.. senza chiedersi mai cosa sbaglia l uomo.. capisco perfettamente che moltissimi lo fanno con il cuore e lo ammiro tantissimo, se accompagnato da quel barlume di "curiosità" che ci fa pretendere di più da noi stessi.. per il bene delle nostre api.. ma dobbiam anche concedere un pò di fiducia per quest insetto che ci fornisce miele (e non solo) gratis da eoni (con o senza apicoltori)..
pace fratelli..
anche le stagioni in sè son diverse e di conseguenza l apicoltura si deve adattare ai nuovi ritmi che l ape stessa stà cercando di assimilare.. se non riusciamo a interpretare i loro segnali comportamentali, difficilmente si riuscirà a fornire il supporto necessario per quella determinata situazione/stagione..
alle prime armi è complesso, purtroppo..
ho avuto la fortuna di ereditare questo lavoro e trattando quotidianamente con gli apicoltori mi rendo conto che certe volte le problematiche possan sembrare "insormontabili" e a volte si rischia di perderci il sonno per capire come gestire la situazione.. si ricerca assiduamente una soluzione o una tecnica che faccia al caso nostro, come se l ape non lo sapesse fare da sè..
se cè un problema, l alveare stà già facendo qualcosa..
invece che imparare da loro, si cerca di "copiare un altro che ha detto quella cosa", ma spesso è una scelta "per simpatia".. è sacrosanto, come ripeto, ma che effetto ha sulle api?
ogni volta che muore un alveare chiedo il perchè all apicoltore e difficilmente sanno spiegare cosa è successo.. indagando è quasi sempre "malgestione umana".. anche se fosse stata la varroa, la peste o la fame, la "colpa" ricade comunque sull apicoltore.. nessun alveare in forze muore dall oggi al domani.. cosa succede "nel mentre" ? dov era l apicoltore?
conoscere "i ritmi" dell alveare è necessario per affrontare sopratutto l inverno.. è quello il tallone d achille delle api degli apicoltori ..
nella nostra "azienda" dobbiamo scendere a compromessi, per forza.. lo facciamo innanzitutto rispettando queste ritmiche naturali, noi dobbiamo solo accompagnarle , mentre oggi la moda è provo a far fare all ape questo o quello, ma l ape se ne infischia.. e fa l ape..
in genere la maggior parte degli apicoltori è noncurante delle morti invernali e in primavera si premurano di acquistarne altre senza troppe paturnie.. tanto la varroa è invincibile.. i trattamenti son troppo costosi/brigosi/non li so fare.. chissene si ricompra e sotto con i medesimi errori.. anche per decadi.. senza chiedersi mai cosa sbaglia l uomo.. capisco perfettamente che moltissimi lo fanno con il cuore e lo ammiro tantissimo, se accompagnato da quel barlume di "curiosità" che ci fa pretendere di più da noi stessi.. per il bene delle nostre api.. ma dobbiam anche concedere un pò di fiducia per quest insetto che ci fornisce miele (e non solo) gratis da eoni (con o senza apicoltori)..
pace fratelli..